Leggende di Tempio Pausania: il Mostro di Pastini

Fra le leggende di Tempio Pausania ne spicca una in particolare. Riguarda il cosiddetto mostro di Pastini: un entità singolare, dalle fattezze mostruose ma intrinsecamente benefica, incarnata in una suggestiva scultura di pietra.

Vi racconto la storia che lo riguarda.

L’Aldilà di Tempio è un pantheon di entità, alcune delle quali potrebbero ancora aggirarsi nel centro storico.

“Lu traicoggju” ad esempio, la famigerata pana e il mostro della fontana di Pastini, che immagino farsi compagnia nelle notti buie, piovose e senza stelle, che talvolta oscurano il limpido cielo gallurese.

Santo Nicola Vasa! Attraverso la pagina Facebook chiamata “Tempio: storie di una città perduta”, e il format “Pillole di storia di una Città perduta”, mi ha aiutata a costruire un itinerario di leggende e curiosità che si dipana fra le vie più antiche di Tempio Pausania.

Inizierei dalla fonte di Pastini, situata nei pressi del Parco Grandi vicino Via Carlo Avegno.

Il mostro di Pastini e la donna dal viso macchiato di Tempio Pausania

fontana di pastini tempio pausania
Il mostro di Pastini. Tempio Pausania. Foto di Federica Orecchioni

 

La costruzione risale al 1830 ed era la più ricca della città, con cinque diverse bocche d’acqua che sgorgava copiosa da mascheroni in pietra, noti nella tradizione popolare con l’orripilante nome di “Lu mostru di Pastini”, per le sembianze mostruose.

L’aspetto dei mascheroni, chiarisce il Vasa, non era affatto casuale: serviva ad allontanare le forze del male e a proteggere la fonte da ogni pericolo. Si narra infatti che nei dintorni della fontana appaia di notte lo spettro di una donna, o meglio, di una pana intenta a fare penitenza.

Un tempo, fra le credenze popolari, vi era quella per cui le donne morte di parto si trasformassero in spettri destinati a tornare sulla terra per sette anni, solo al calare delle tenebre, a lavare i panni delle loro creature.

La maledizione veniva inflitta dalla Morte stessa, in quanto il decesso era avvenuto in un momento particolare della loro esistenza, considerato “impuro”. Cita la leggenda il Bottiglioni:

«Una mattina, una donna se n’era alzata presto presto per andare all’acqua alla fonte di Pástini. Era l’una di notte, quando, arrivata vicino a un fiume che vi è a fianco alla fontana, sente come il rumore d’una che sta sciacquando. S’accosta al fiume e vede questa giovane sciacquando i pannolini d’un neonato e pronta pronta le dice: «Vuol dire che l’ora non ha ingannato se non che me (me sola), e non sai che te ne sei venuta bella lesta a lavare?!». E quella senza rispondere; allora si accosta di più e glielo torna a dire. Alla terza volta, quella alza il capo, le scaglia il pannolino sulla faccia e le dice: «Eh che mi hai fiaccata (interrotta) la penitenza!». Era l’anima di una giovane morta nel parto e quella donna, dal giorno (da quel giorno), ebbe il viso macchiato.»

Tratto dal libro “Bacche di Ginepro. L’Essenza della Sardegna”,

Eleonora D’Angelo.

Capitolo 6. Aldilà di Tempio. Cosa c’è dietro la porta?

 

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